L'Eremo di Glorenzia

Caro don, come va?

Bene, immagino.

Anche a me.

Che stupida sono! perché dovrei mentirti?

No, non va per niente bene...

Qualcosa ha mutato il solito tram-tram quoti diano, ha

sconvolto il mio animo.

Ti prego, non pensare che sia sciocca, non lo so no; e

nemmeno una debole... ma è così difficile accettare la

realtà!

Come puoi chiedermi di essere felice, sapendo che la

lontananza da te è una tortura?

Patetica io? forse.

Ma come è possibile giudicare senza sapere co sa si

agita dentro di me, cosa mi impedisce di es sere serena

come tu vorresti?

Soltanto pochi giorni fa eri qui, accanto a me. E adesso?

Mi ritrovo qui a scriverti una lettera per dirti che già mi

manchi da morire, che senza di te non so vivere. Aiutami

a maturare, a capire che è per il bene di tutti che te ne sei

andato, aiutami a non pensare che il mondo sia stato crudele,

che la mia stessa vita sia stata uno sbaglio.

Se tu sapessi che pena mi fa questo posto!

Senza chi gli dava il calore, il senso, la gioia, non è più

il posto di prima, ma un cimitero!

E vedere tutto questo con occhi diversi, colmi di lacrime,

mi fa impazzire.

Rido.

Sto ridendo. Sì, perché questo non può essere che uno

stupido incubo, e quando mi sveglierò scoprirò di amarti

ancora di più, che se ti perdessi veramente non potrei più

vivere!

È inutile, non riuscirò a rassegnarmi... come potrei?

Forse non lo sai,... ma sapessi quante ne ho pensate per

consegnarti delle lettere di spiegazioni, di chiarimenti,...

come potrei ora rinunciare a tutto questo?. E agli indimenticabili

momenti passati con te: a Reality, a Sounmont?...

A proposito! “Reality” significa realtà, o comunque

qualcosa del genere, no?

Ho scoperto, grazie a te, che la realtà, per quanto dura

possa essere, è molto più bella dei sogni... anche se tutto

può crollare in un momento, come è successo a noi... ma,

proprio per i suoi imprevisti, non è mai deludente; quindi,

spero fiduciosa in un futuro molto prossimo vicina a te!

Grazie, amore!

Ancora una volta mi hai lasciata sfogare...

Quando, un giorno, magari fra settimane, mi vedrai,

sarò sorridente, allegra, serena... quella che tu vorresti che

fossi... non piangerò...

È giusto... è stramaledettamente giusto e coraggioso

quello che hai fatto.

Ti ammiro più di prima.

Questo è veramente un luogo magnifico; quassù sono

continuamente estasiato di fronte alle bellezze che l’ambiente,

rivestito dal sole di primavera, mi presenta in questi

primi giorni: questi prati splendidamente fioriti; questi

monti ricoperti di un verde intenso, che come una cinta di

protezio ne circondano il mio sguardo; il fiume che scorre

scendendo lento e tranquillo dalla vallata, riflet tendo quei

raggi del sole che, sulle sue piccole on de, paiono stelle di

giorno che richiamano la dolce atmosfera di favole da narrare

la sera, mentre la musica dolce dell’acqua s’accompagna

alle vo ci dei bimbi che, giù nel paese, si lanciano sassi

per gioco.

Sulla strada che fende il villaggio s’incontrano le auto

di chi sale e chi scende nella valle; le case, quasi tutte a

ridosso, sembran lì come curiose, a osservare chi passa;

finché suona da sopra quella nota campana che le sembra

invitare, e che a me pone nel cuore l’inizio di quella sinfonia

dei dolci ricordi più belli... ed è sera, con quel sole

rossastro che s’abbassa fino lì sulla cresta del monte, e che

pare fermarsi in attesa perché io lo saluti. E nel ciclo

diventato turchino quell’aereo che passa, che mi traccia

una scia perché possa riesprimere tutti i miei desideri...

Qui mi sento veramente risorgere, ogni giorno di

più! Riprendo di nuovo a sorridere, a gustare, ritrovo sempre

più me stesso, le cose, gli altri che prima ignoravo lì

accanto e che ora mi sono sempre più occasione di gioia.

Tutto ciò che del mio passato era buio, si rive ste, a poco

a poco, di un senso, di una veste di grazia, che, prima

misteriosa, ora si svela sempre più chiaramente ai miei

occhi, al mio cuore, alla mia mente.

Ritrovano un senso le cose che consideravo perdute;

tutte quelle realtà che mi erano prima lontane mi si riavvicinano,

come fili per intessere una nuova tela ricamata, e

che solo ora inizio a distinguere come opera d’arte; con

intensa meraviglia mi accorgo che ogni mia realtà vissuta

finora è co me quel disegno che, prima ancora indistinto,

ora il pittore sta terminando e che io sono in grado, fi -

nalmente, di cominciare ad apprezzare ed ammirare.

Mi sento veramente rivivere, recuperando tut to ciò che

di positivo in me si era a poco a poco spento... è come un

cammino a ritroso verso la sor gente della mia vita, avvicinandomi

alla quale tutto diviene più intenso e più bello.

In questo ambiente di indisturbato silenzio sen to parlare

sempre di più quella certezza misteriosa che mi ha da

sempre guidato, e che ancora par la in un modo misterioso,

ma nello stesso tempo sta chiarendo tutto e a tutto da

senso; la sento sempre più presente, come una chiarezza e

come un mi stero: chiarezza che mi rende sempre più sicuro,

sempre più sereno, sempre più me stesso; mistero che

mi rende sempre più fiducioso, sempre più abbandonato,

sempre più proiettato verso un nuovo sorprendente futuro

che mi verrà svelato, volta per volta, dalle circostanze

della vita. Ed è questa certezza che ora rende possibile la

se rena soluzione di tutti i miei problemi;... anche in questo

ambiente – non mi illudo – mi troverò certamente a

vivere delle difficoltà; ma già men tre me ne convinco le

sento già tutte inserite in un clima di serenità che me le

rende vivibili, in ogni caso, al cento per cento. Mi sembra

di essere riuscito a risalire, come inaspettatamente, da quel

pozzo buio, profondo e senza fondo in cui ero, e di essere

un po’ a disagio per dovermi abituare all’intensità di una

luce mai vista prima, improvvisamente apparsa, che ora

mi sta quasi accecando ma nello stesso tempo mi sta svelando,

rendendomi sempre più felice.

Sorridendoci sopra, a volte dico a me stesso di essermi

in questi giorni reincarnato, recuperando tutto ciò che

c’era nella mia vita precedente e utilizzandolo per costruire

questa nuova vita in un modo meraviglioso.

Qui, in questo clima di silenzio, recupero a poco a poco

me stesso. Qui incontro quelle persone che, in un modo

inaspettato e sempre sorprendente, mi aiutano a farlo:

padre Speir, questo giovane sacerdote denso di umanità e

sicuramente illuminato dallo Spirito; semplice e sereno,

appassionato della vita fi no in fondo.

Egli mi sta contagiando anche soltanto con la sua presenza,

aiutandomi così a recuperare ancora di più non solo

il mio essere uomo, ma anche il mio essere prete.

Sento infatti che la realtà del sacerdozio in me ora

ricresce velocemente e smisuratamente, alimentata anche

dalla preghiera serena, calma e gioiosa che qui mi viene

offerta, sostenuta da quel la grazia che ogni giorno mi

ritrovo come un nuovo dono, rafforzata dal dialogo con

Dio che ora, qui, mi sorride ancor più intensamente di un

tempo.

E la mia prima distrazione? nella chiesetta del le suore:

sopra il Crocifisso, la scritta: ‘I.N.R.I.’, interpretata:

IO NON RIDO INVANO.

E le suore: la loro semplicità mi fa recuperare la mia,

abolendo sempre più le complicazioni, i “ma” e i “se” che

son tentato di pormi; suscitando in me, con il loro esempio,

il senso della Provvidenza, della fiducia.

Con loro sto imparando a recuperare la gioia dei gesti

semplici: asciugare i piatti, fare una battuta e un saluto,

ringraziare, fare le cose semplici.

Sento la gioia di lasciarmi scomparire col mio egoismo;

e se da un lato considero ciò come un cammino difficile e

mai concluso, dall’altro me la sento di affrontarlo serenamente

e ne sperimento i frutti.

Ma Signore,... guarda che io non sono fatto per le cose

spirituali!

Mi stai giocando un altro dei tuoi scherzetti: pensavo di

essere giunto qui e potermene final mente stare quieto e

tranquillo, e invece Tu mi pro poni di entrare ancor più

profondamente nelle tue realtà, quelle dello Spirito!

Sento che non voglio farlo, perché sono anco ra molto

legato a me stesso e al mio modo di pro cedere, e cerco di

tirarmi indietro, ma nello stes so tempo mi accorgo che sto

già vivendo in que sto clima dello Spirito, perché questo

ambiente, la mia vita risorta, e Tu me lo rendono possibile,

an zi oltremodo desiderabile.

E così, in una vita di inaspettate sorprese che in questi

giorni continuamente mi trovo di fronte, sperimento di

essere giocato sempre più da Te, o Dio birichino e sempre

sorridente... Ma guarda, Signore, che io non sono fatto per

le cose spirituali!

Non voglio staccarmi dalle mie distrazioni, da ciò che

sono, da ciò che ho e che voglio conserva re... ma mentre

pronuncio questo mi accorgo che sono proprio queste realtà

spirituali a farmi dire ciò... e allora mi ci trovo già dentro,

di nuovo, più di prima.

Signore birichino – ti dico sorridendo – dove mi stai

ancora conducendo adesso?... mah... sarà una sorpresa

continua!...

E mentre ti guardo ridendo, sorridi anche Tu: I.N.R.I.!

E adesso sono qui, in questo luogo magnifico per quella

natura e per quella grazia che, sempre oltre ogni mia attesa

e ogni mio pensare, mi vengono regalate ogni giorno.

E adesso, qui, mi ritorna in mente quando a Gourly, nei

primi anni della serenità, mi affascinava il fatto di andarmene,

nella mattinata della settimana che era libera dall’impegno

scolastico, lassù, su una di quelle colline che

cingevano il paese, dove avevo trovato un luogo magnifi103

co: un roccolo di caccia: dove i cacciatori si recavano per

cacciare selvaggina, io andavo per starmene un po’ so lo, a

cacciare... me stesso, gli altri e Dio... e sempre ritornavo

carico di quella selvaggina che era la gioia della grazia.

E in uno di questi momenti ricordo con certezza di aver

avuto come un presentimento di qual cosa che si sarebbe

sicuramente realizzata: non sapevo come e quando, ma ero

certo che quell’esperienza che stavo vivendo quella mattina

si sarebbe in futuro ripetuta più bella, più profonda, am -

plificata; quell’eremo provvisorio – lo percepivo con certezza

– l’avrei ritrovato un giorno, in un’altra occasione,

ancora sì provvisorio, ma con una possibilità di “selvaggina”

oltre ogni atte sa... e ora qui tutto si sta chiarendo.

...TI AMO, sì, ora ti amo veramente, perché non ho più

paura di cercarti, perché ti sento in me.

Quello che sono ora lo devo a te... e Dio ha guidato

tutta questa mia resurrezione attraverso la tua disponibilità

a quel qualcosa di misterioso che anche tu hai sempre

intuito esserci in te come certezza; e questo vivere insieme

la stessa realtà ha fatto sì che si realizzasse la sua

volontà.

Ora, anche se non ti vedo qui, se non ti sento, se non ti

abbraccio, sei con me, ...e più di prima: nel mio respiro,

nella mia anima, nella mia serenità, nella mia vita.

Tu sei me, io sono te.

Mi manchi, sì; ma anche ci sei, perché io ci so no.

E non ti posso più dimenticare, perché è impossibile

scordarsi quell’io che sei tu, quel tu che so no io.

Questo amore, nella logica normalità impossibile, continua

a vivere come un sempre nuovo miracolo, di fronte

al quale continuiamo entrambi ancora a stupirci e a chiederci:

“ma è vero?”.

Ricordo quel racconto che avevo ascoltato, chissà

quando e chissà dove: un tale sognava di seguire Dio nel

deserto, e le impronte di entrambi venivano lasciate sulla

sabbia. Dopo un po’ quel tale sembrava essersi smarri to e

aver perso la guida: vedeva solo due impronte...

“Dio, dove sei?. Perché mi hai abbandona to?”.

E la voce di Dio che rispondeva: “quelle impronte che

vedi sono le mie, di me che ti ho preso in braccio e ti sto

portando, perché eri sfinito”.

Ora sento come non solo Dio ha fatto lo stesso con me,

ma, attraverso di Lui, anche tu hai fatto lo stesso...

Non ti ho più vista, ti ho considerata perduta, ormai non

più accanto a me, lontana, ma ora sen to che sei tu che stai

portando avanti la mia serenità, il mio sorriso, il mio

sacerdozio che rivive; non vedo più le tue tracce, ma ti

sperimento presente più che mai... sei la mia stessa vita.

Quella esperienza vissuta con te si è trasforma ta nientemeno

in ciò che ora sono, in me stesso.

Io, un prete, ti ho sempre considerata, durante la nostra

“avventura”, come la tentazione che mi allontanava da

Dio; Dio stesso ora mi fa capire che tu, senza che io lo

sapessi, eri invece il segno di Dio per me, il suo strumento

di salvezza.

È Dio stesso che garantisce oggi questa amici zia sgorgata

dalle assurdità che Lui ha permesse e ha poi trasformate

in una realtà oltre ogni logica, perché sia io che tu

potessimo giungere meglio alla verità della nostra vita... e

così, questa nostra amicizia ora è eterna.

Mi chiedo: Signore, perché proprio io? perché proprio

lei? perché dare a me questa esperienza del capire che è

possibile amare Te e amare lei, profondamente in entrambi

i casi? perché far sperimentare a me queste realtà per

farmi capire che il prete non è colui che non può amare,

ma colui che deve amare? perché non mi hai lasciato

continua re a vivere nella normalità dei primi anni di sacer -

dozio, quanto tutto per me era sufficientemente sereno e

tranquillo?

Te lo chiederò di nuovo quando Ti vedrò pienamente in

Paradiso, e allora so che mi dirai chiaramente come stanno

le cose... là in quel Paradiso che Tu mi assicuri già ora

di possedere, perché adesso veramente e fino in profondità

so cosa può costare rinunciare alle bellezze del matrimonio,

al l’avere una donna tutta per me; e rinunciando a

questa scelta di amore, Tu già ora mi garantisci il suo

amore e il tuo Amore.

Lo sai... la amo ancora, Signore, ora sempre più nel tuo

nome, e nel nome di questo Amore che so no certo Tu

donerai ancora a me e a lei, attraverso quelle inaspettate

sorprese della vita che, adesso lo sperimento profondamente,

sono guidate ed orchestrate da quella misteriosa,

affascinante, assurda, incredibile, illogica, appassionante

certezza che sei Tu.

Giovedì 15 aprile, l’anno dopo.

Mentre mi sto recando alla tipografia per con segnare le

bozze, meravigliatissimo, mi vado an cora chiedendo: ma

questa è una favola o una realtà?

Mi domando se per caso non sto adesso sognan do di

andare in tipografia.., già, forse è soltanto un sogno... ma

no,... e tutti questi fogli, chi li ha scritti?... no, no... almeno

essi sono realtà... Già,... ma ciò che c’è scritto?... è un

sogno o è la realtà?

Sorrido, e sorrido sempre di più, divertito e con tento di

non trovare altra risposta che questa: so no Reality, quando

cioè la realtà è più bella dei sogni.